Cosa cura la ranitidina
A seconda della concentrazione di principio attivo e del medicinale che viene utilizzato, il ricorso alla ranitidina viene consigliato per il trattamento dell’ulcera gastrica benigna, del bruciore di stomaco, dell’ulcera duodenale e dell’ulcera provocata da stress. Inoltre, l’utilizzo ranitidina è raccomandato in presenza di ulcera recidivante, di sindrome di Zollinger-Ellison, di esofagite da reflusso o di sanguinamento delle ulcere del tratto intestinale superiore e dello stomaco. Questa sostanza può essere usata anche per il trattamento della duodenite o della gastrite, se tali condizioni sono associate a ipersecrezione acida.
Quando si usa la ranitidina
Si può impiegare la ranitidina per impedire che, durante un’operazione che presuppone l’anestesia del paziente, si verifichi una risalita dallo stomaco dell’acido. Negli adolescenti e nei bambini, il principio attivo è suggerito per il trattamento di breve durata dei problemi provocati dalla risalita verso l’esofago dell’acido gastrico e delle ulcere dello stomaco. I tempi, le modalità e le dosi di somministrazione della ranitidina cambiano a seconda del tipo di disturbo che deve essere trattato, dell’età del soggetto, della gravità della patologia e del tipo di risposta del paziente alla terapia. Proprio per questo motivo, vale sempre la pena di tenere conto sia delle indicazioni del medico che delle istruzioni presenti sul foglietto illustrativo.
Ranitidina: controindicazioni e rischi
Prima di assumere ranitidina dosaggio ed eventuali effetti collaterali devono essere verificati con il medico, il quale deve essere informato nella maniera più accurata possibile a proposito delle condizioni di salute del paziente. Solo in questo modo è possibile identificare le controindicazioni – sempre che ve ne siano – rispetto all’utilizzo del farmaco, o comunque quelle situazioni per le quali ci potrebbe essere bisogno di una verifica più approfondita da parte del medico. Egli deve essere informato in presenza di gravi problemi a livello renale, di problemi al fegato o di tumori dello stomaco. Ci potrebbero essere delle controindicazioni anche se si è affetti da una malattia polmonare cronica, da diabete, da porfiria o da qualsiasi genere di problema a livello di sistema immunitario. Anche una terapia effettuata con altri medicinali, compresi i FANS, deve essere comunicata al medico.
Con quali farmaci interagisce la ranitidina
La ranitidina interagisce con diversi farmaci: per esempio il ketoconazolo, che è un antifungino azolico; oppure il gefitinib, che è un antitumorale; o ancora i farmaci per la cura dell’insonnia, quelli per la cura del diabete (i cosiddetti farmaci ipoglicemizzanti), il warfarin (che è un anticoagulante orale), la fenitoina (un antiepilettico), il diazepam (un ansiolitico), i farmaci destinati alla cura dei disturbi cardiaci e la lidocaina.
Gli effetti indesiderati
Gli effetti indesiderati che vengono provocati dalla ranitidina non riguardano tutti i pazienti e si possono manifestare in modalità e livelli di intensità differenti. In rari casi si possono verificare delle reazioni allergiche che si concretizzano in gonfiori a parti del corpo come la lingua, le labbra e il viso, o in eruzioni cutanee, pelle in rilievo, prurito o dolore al torace. Altri sintomi di una reazione allergica possono essere la difficoltà a respirare, il respiro affannoso, il fiato corto, la sensazione di svenimento e la febbre. Altri potenziali effetti indesiderati possono riguardare i reni, con febbre, dolore alla schiena, sangue nelle urine e dolore nel corso della minzione. Ancora, l’assunzione di ranitidina può provocare stitichezza, mal di pancia, nausea, frequenza cardiaca rallentata o accelerata e stato di shock.
Chi non deve usare la ranitidina
La ranitidina è una sostanza che ha la capacità di attraversare la placenta. Proprio questo è il motivo per il quale se possibile sarebbe meglio evitare il suo utilizzo per le donne in gravidanza, destinandolo unicamente alle circostanze che il medico reputa di necessità assoluta. Un discorso simile può valere per l’allattamento al seno, dal momento che il principio attivo è presente nel latte materno. Di conseguenza, se il trattamento a base di ranitidina è inevitabile, occorre sospendere l’allattamento al seno.
Quali conseguenze possono derivare dall’assunzione di ranitidina
Ulteriori effetti collaterali, oltre a quelli già indicati, sono l’aumento delle dimensioni del fegato, la vasculite, il mal di testa (in alcuni casi molto intenso), stati di depressione o di allucinazione, agitazione e confusione, visione offuscata e capogiri, senza dimenticare la perdita di capelli, la leucopenia, la pancitopenia e la trombocitopenia. In caso di allergia nota, ovviamente, è controindicato il ricorso ai medicinali che contengono la ranitidina, e lo stesso dicasi in presenza di malattie o condizioni specifiche che vengono indicate dal medico.