Salute
Il cervello dei bulli è diverso da quello di una persona «normale». Ecco perché
Un recente studio ha mostrato le differenze che esistono tra il cervello di un bullo e quello di una persona “normale”. Bulli si nasce o si diventa?
L’infanzia è un periodo tanto bello quanto complicato. Nei primi anni di età il bambino è una spugna che assorbe qualsiasi informazione. Una persona su quattro – dicono gli scienziati – mostrerà però modelli di comportamento antisociale almeno una volta durante l’infanzia e l’adolescenza: menzogne, furti, violenza o bullismo. Solo nel 10 percento dell’intera popolazione, tuttavia, tale comportamento non scompare mai. Un team di ricercatori ha voluto approfondire la questione eseguendo scansioni cerebrali a centinaia di persone. Dai risultati è emerso che le persone antisociali non hanno un cervello uguale al nostro. Ecco perché.
Il cervello dei bulli
Grazie al nuovo studio – pubblicato su Lancet Psychiatry – è stato possibile dimostrare come gli individui con comportamenti antisociali costanti fino (almeno) all’età di 45 anni possiedono una corteccia cerebrale più sottile. Ma non solo: hanno anche un’area superficiale più piccola nelle regioni associate alla funzione esecutiva, alla motivazione e all’affetto. Chi invece ha qualche comportamento antisociale in età adolescenziale non mostra alcuna anomalia cerebrale.
Una seduta psicologia non basta?
Secondo gli scienziati, dunque, una persona che presenta delle differenze di questo genere a livello cerebrale farà molta difficoltà a sviluppare abilità sociali. «Queste differenze nella struttura del cervello potrebbero rendere più difficile per le persone sviluppare le abilità sociali di cui hanno bisogno per impedire loro di impegnarsi nel comportamento antisociale», ha dichiarato Christina Carlisi , co-autrice dello studio e ricercatrice presso l’University College di Londra. Tutto ciò potrebbe avere implicazioni per il trattamento. Se i cambiamenti compaiono alla nascita – o nei primissimi anni di vita – intervenire potrebbe essere complicato. Questo potrebbe spiegare il motivo per cui molte persone anche dopo numerose terapie psicologiche non cambiano comportamento. Questo tipo di persone «potrebbero aver bisogno di un maggiore supporto per tutta la vita», ha detto Carlisi.
I dettagli dello studio
Durante lo studio sono stati esaminati 672 individui. Il 66 percento (441 persone) non aveva una storia di comportamento antisociale persistente, mentre il 23 percento (151 persone) aveva avuto un comportamento antisociale solo in età adolescenziale. Infine, il 12 percento aveva avuto un comportamento antisociale persistente nel corso della vita. I membri di quest’ultimo gruppo hanno mostrato problemi di condotta come bullismo, distruzione di proprietà, menzogne, assenze e furto fino ai 45 anni (età dei partecipanti).
Com’è il cervello di un bullo?
Il cervello di una persona antisociale aveva la superficie ridotta in 282 di 360 regioni cerebrali. La corteccia era più sottile in 11 regioni su 360. Molte aree erano collegate alla regolazione delle emozioni e alla motivazione, che possono influenzare il comportamento antisociale. «La maggior parte delle persone che presentano comportamenti antisociali lo fanno principalmente solo nell’adolescenza, probabilmente a causa del fatto che sono anni socialmente difficili, e questi individui non mostrano differenze strutturali nel cervello», ha detto Carlisi. «Sono anche questi individui che sono generalmente in grado di riformarsi e di diventare membri preziosi della società».
Natura o problemi di educazione?
Bulli, quindi, si nasce? I risultati dello studio, al momento non dimostrano che il comportamento antisociale sia radicato nel cervello o presente fin dalla nascita. Ciò che non è chiaro è se un problema cerebrale causi il comportamento antisociale oppure se è il comportamento a innescare differenze cerebrali. «Non è chiaro se queste differenze cerebrali siano ereditate e precedano il comportamento antisociale, o se siano il risultato di una vita di fattori di rischio confondenti (buso di sostanze, basso QI e problemi di salute mentale) e quindi una conseguenza di un persistente stile di vita antisociale», conclude Viding, co-autore e ricercatore presso l’University College di Londra.
Fonti scientifiche
Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol. 2017 Apr;52(4):435-443. doi: 10.1007/s00127-017-1337-5. Epub 2017 Feb 8. Life course persistent and adolescence limited conduct disorder in a nationally representative US sample: prevalence, predictors, and outcomes. Moore AA1,2, Silberg JL3,4,5, Roberson-Nay R3,5, Mezuk B3,6,7.