Malattie infettive
Coronavirus: i sintomi gastrointestinali da non ignorare
Quando si parla di coronavirus si pensa subito ai sintomi respiratori e alla perdita di olfatto e gusto. Pochi, tuttavia, sanno che il virus può coinvolgere praticamente ogni tipo di organo portando alla manifestazione dei sintomi più disparati. Tra questi anche quelli gastro-intestinali. La difficoltà principale sta nell’identificarli precocemente e, eventualmente, effettuare un tampone a conferma del contagio. In questo modo sarà possibile ridurre al minimo la diffusione del coronavirus con le persone che ci sono vicine. Ecco i sintomi gastro-intestinali associati al Covid.
Covid e sintomi gastro-intestinali
Recentemente, un team della Facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’Università di Alberta (Canada) ha preso in esame 36 studi che evidenziavano la correlazione tra problemi gastrointestinali e Covid. Dai risultati è emerso che una percentuale relativamente cospicua (il 18%) presentava problemi gastrointestinali non necessariamente associati ai classici sintomi Covid. Ecco quali sono i più comuni:
Covid e perdita di appetito
In alcuni pazienti pare che non si sviluppi né febbre né tosse secca ma una riduzione dell’appetito a volte in concomitanza della perdita di olfatto e gusto. Una ricerca condotta in Cina ha messo in evidenza che la perdita di appetito riguarda l’80% delle persone infettate.
Nausea e Covid
Il 10% delle persone affette da Covid sperimenta una sensazione di nausea più o meno forte ancor prima di sviluppare altri sintomi.
Dissenteria e dolore addominale
Sembra che il Coronavirus abbia un impatto negativo sul microbiota intestinale. Un paziente su cinque, infatti, assiste a problemi di digestione ma anche diarrea e dolore addominale. Ma non solo: sembra che i pazienti con tali sintomi impieghino più giorni per debellare il virus. È importante sottolineare che diverse ricerche hanno dimostrato come il Covid possa essere trasmesso anche per via fecale, quindi è importante seguire una corretta igiene in bagno.
L’impatto sul microbiota
Come accennato, l’impatto sul microbiota è molto forte e, in alcune persone, può portare a una riduzione delle capacità digestive e intolleranze anche a termine malattia. Modificare il tipo di alimentazione e utilizzare i corretti integratori alimentari può aiutare notevolmente. «L’assunzione di una quantità sufficiente di proteine è fondamentale per la produzione di anticorpi. Inoltre, un basso livello di vitamina A o zinco è stato associato a un aumentato rischio di infezione. Gli amminoacidi a catena ramificata possono mantenere la morfologia dell’intestino e aumentare i livelli di immunoglobuline intestinali, migliorando così la barriera intestinale. Pertanto, le proteine di alta qualità sono una componente essenziale di una dieta antinfiammatoria. I componenti dietetici nutrizionali noti per esercitare proprietà antinfiammatorie e antiossidanti includono acidi grassi omega-3 con elevata capacità antinfiammatoria e antiossidante, tra cui vitamina C, vitamina E e sostanze fitochimiche come carotenoidi e polifenoli che sono ampiamente presenti negli alimenti a base vegetale. Uno stato ottimale di nutrienti adeguati per essere in grado di ridurre l’infiammazione e lo stress ossidativo, rafforzando così il sistema immunitario per proteggerci dalla gravità del COVID-19», spiegano i ricercatori.
Cosa fare?
Se si sospetta un’infezione virale richiedere il tampone a conferma dell’eventuale contagio da Covid. Eventualmente, richiedere anche il test della calprotectina. «La presenza di SARS-CoV-2 (compreso il virus con capacità infettiva) nelle feci di individui asintomatici implica che il COVID-19 potrebbe essere trasmesso per via fecale. L’eliminazione di SARS-CoV-2 nei campioni di feci è rilevabile per un periodo più lungo rispetto ai tamponi nasofaringei. I donatori per il trapianto di microbiota fecale per SARS-CoV-2 devono essere rigorosi e convalidati per prevenire il potenziale rischio di trasmissione. I risultati mostrano che i livelli elevati di calprotectina fecale nei pazienti con COVID-19 si aggiungono alla crescente evidenza che l’infezione da SARS-CoV-2 provoca una risposta infiammatoria nell’intestino. Le concentrazioni di calprotectina erano significativamente più alte nei pazienti COVID-19 che avevano sofferto di diarrea e con livelli sierici di IL-6 più elevati. Nella diagnosi e soprattutto nel follow-up della diarrea correlata a COVID-19, la misurazione della calprotectina potrebbe svolgere un ruolo potenziale nel monitoraggio della malattia», spiegano gli scienziati.
Vitamina D, fermenti lattici e Covid
«Un aggiustamento dei livelli di vitamina D nell’assunzione rafforzerebbe anche il sistema immunitario. La fibra vegetale ha effetti prebiotici come la promozione della crescita di batteri associati a benefici per la salute, come Bifidobacterium e Lactobacillus spp . Inoltre, può ridurre potenziali patogeni come Clostridium spp . È stato dimostrato che un’adeguata assunzione di fibre riduce il rischio relativo di mortalità per malattie infettive e respiratorie del 20-40% ed è associata a un minor rischio di malattia polmonare ostruttiva cronica. L’assunzione di cereali integrali è anche una composizione del microbioma intestinale più favorevole, che riduce l’infiammazione intestinale e sistemica, ed è stata associata a una diminuzione di CRP, IL-6 e fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α). La fibra presente in alimenti come frutta, verdura o legumi è stata associata a proprietà antinfiammatorie attraverso la fermentazione da parte del microbiota intestinale e la conseguente formazione di composti metabolici benefici. I sottoprodotti metabolici prodotti da questi batteri, SCFA, insieme ad acetato, propionato, butirrato, hanno proprietà antinfiammatorie. Gli SCFA si legano ai recettori delle cellule immunitarie, sopprimono la produzione di citochine pro-infiammatorie, aumentano la produzione di citochine antinfiammatorie come IL-10 e di enzimi antiossidanti. Infine, gli SCFA aumentano anche l’attività effettrice delle cellule T CD8 + stimolando il metabolismo cellulare», concludono gli scienziati.
Fonti Scientifiche
Gastrointestinal symptoms associated with COVID-19: impact on the gut microbiome – Sonia Villapola – PUBMED
Leung W.K., To K.F., Chan P.K. Enteric involvement of severe acute respiratory syndrome-associated coronavirus infection. Gastroenterology. 2003;125:1011–1017
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Han C., Duan C., Zhang S. Digestive symptoms in COVID-19 patients with mild disease severity: clinical presentation, stool viral RNA testing, and outcomes. Am J Gastroenterol
D’Amico F., Baumgart D.C., Danese S., Peyrin-Biroulet L. Diarrhea during COVID-19 infection: pathogenesis, epidemiology, prevention, and management. Clin Gastroenterol Hepatol