Alimentazione
Diabete: grassi, latticini e formaggi riducono il rischio
Al contrario di quanto detto fino a oggi, i latticini grassi come latte intero, formaggio, burro e anche yogurt proteggono dal rischio di sviluppare il diabete di tipo 2
In un’epoca di crociate contro i latticini e i grassi saturi, ecco arrivare – forse controtendenza – uno studio che suggerisce come per esempio mangiare formaggio, burro, panna, latte intero e yogurt riduca il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
Formaggi e diabete: la scoperta
A far ripensare i fanatici del ‘no latticini’ e grassi saturi potrebbe dunque essere quanto scoperto dai ricercatori dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito, che hanno condotto un largo studio revisionale, o meta-analisi, in cui è emerso che chi consumava questo genere di alimenti aveva una riduzione del 30% del rischio di sviluppare una malattia metabolica come il diabete di tipo 2, rispetto a chi invece non consumava latticini. I risultati dello studio, secondo i ricercatori, mostrano che il consumo di latticini non deve essere scoraggiato e che è necessario un riesame dei potenziali benefici metabolici dei prodotti caseari.
Se mangi formaggio riduci il rischio di diabete
In parole povere, i ricercatori hanno scoperto che chi consumava i latticini era meno probabile che gli fosse diagnosticato il diabete, al contrario di chi invece non li consumava. Secondo gli esperti, questo inaspettato beneficio sarebbe dovuto alle sostanze nutritive presenti nei prodotti lattiero-caseari tra cui calcio, potassio, magnesio, vitamine K1 e K2 e probiotici (nello yogurt) che possono controbilanciare la presenza dei grassi saturi, contribuendo invero a una dieta sana.
Diabete: lo studio dell’Università di Cambridge
Per questa grande revisione, il team di ricercatori coordinato dal dottor Fumiaki Imamura dell’Unità di epidemiologia del Consiglio di ricerca medica dell’Università di Cambridge, ha monitorato oltre 63.682 adulti nel corso di 20 anni da 16 diversi studi internazionali che fanno parte del consorzio FORCE. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a test per rivelare la presenza di biomarcatori indicatori del consumo di latticini. Per cui non ci si è basati soltanto sulle dichiarazioni dei partecipanti circa la loro dieta. Tutti i soggetti erano liberi dal diabete di tipo 2 all’inizio dello studio. Tuttavia, durante il periodo di follow-up di 20 anni, 15.158 persone hanno sviluppato la condizione.
I risultati dello studio
I risultati dello studio sono stati pubblicati su PLOS Medicine, e rivelano che i partecipanti con concentrazioni più elevate di biomarcatori dei grassi da latticini avevano un rischio più basso di sviluppare il diabete di tipo 2. Il rischio più basso era indipendente da altri importanti fattori di rischio per il diabete di tipo 2 tra cui età, sesso, razza/etnia, stato socioeconomico, attività fisica e obesità. Il dottor Imamura e colleghi hanno, per esempio, osservato che più erano presenti i biomarcatori del grasso da latticini, più si riduceva il rischio – arrivano appunto al 30%. «I nostri risultati – sottolinea Imamura – forniscono la prova globale più completa finora avuta sui biomarcatori di grasso da latticini e la loro relazione con il minor rischio di diabete di tipo 2. Siamo consapevoli che il nostro lavoro sui biomarcatori ha dei limiti e richiede ulteriori ricerche sui meccanismi sottostanti, ma per lo meno le prove disponibili sul grasso da latticini non indicano alcun aumento del rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2. Speriamo che i nostri risultati e le prove esistenti sul grasso da latticini contribuiranno a informare le future raccomandazioni dietetiche per la prevenzione delle malattie legate allo stile di vita».
I prodotti light e il rischio diabete
Come sappiamo, da alcuni anni ormai sono molti i nutrizionisti che insistono sul consumo di prodotti light, pensando che siano più sani. Tuttavia, si è scoperto che non è così. «Mentre i prodotti lattiero-caseari sono raccomandati come parte di una dieta sana, le linee guida statunitensi e internazionali generalmente raccomandano prodotti a basso contenuto di grassi o non grassi a causa di preoccupazioni sugli effetti avversi di più calorie o grassi saturi – commenta l’autore senior, prof. Dariush Mozaffarian, decano della Friedman School of Nutrition Science and Policy della Tufts University – I nostri risultati, misurando i biomarcatori di acidi grassi consumati nel grasso da latte, suggeriscono la necessità di riesaminare i potenziali benefici metabolici del grasso da latte o degli alimenti ricchi di grassi caseari, come il formaggio».
Le avvertenze
Nonostante i numerosi vantaggi riscontrati dalla valutazione dei biomarcatori di acidi grassi, i ricercatori avvertono che i risultati non possono distinguere tra diversi tipi di prodotti lattiero-caseari, come latte, formaggio, yogurt e altri. Questi, infatti, potrebbero avere effetti diversi. Sebbene questi biomarcatori siano noti per riflettere il consumo di grassi da latte, i livelli dei biomarcatori potrebbero anche essere influenzati da altri fattori noti o sconosciuti o potrebbero non essere esclusivi dell’assunzione di latticini.