Salute
Giornata mondiale dell’ictus: oltre i fattori biologici
La prevenzione dell’ictus va oltre i classici fattori di rischio biologici, come colesterolo e pressione, includendo anche aspetti sociali come istruzione, stabilità economica e urbanistica. Ambienti sani, accesso a cure e dieta equilibrata riducono il rischio di ictus, con attenzione anche a raccomandazioni specifiche per le donne
Negli ultimi anni, la prevenzione dell’ictus cerebrale ha assunto una visione più ampia, che va oltre i fattori biologici noti come la pressione arteriosa alta, i livelli di colesterolo LDL e la glicemia. L’American Stroke Association ha recentemente pubblicato delle linee guida che evidenziano come la salute sociale, economica e ambientale sia determinante per la prevenzione dell’ictus. Secondo il team guidato da Cheryl D. Bushnell, della Wake Forest University School of Medicine, elementi come l’istruzione, la stabilità lavorativa, l’accesso a cure adeguate e la qualità dell’ambiente urbano sono cruciali nella riduzione del rischio di ictus, specialmente per chi è esposto a una maggiore vulnerabilità.
I fattori sociali
L’istruzione e la stabilità economica sono alla base di uno stile di vita che protegge il cervello dall’ictus. Le persone con un buon livello di istruzione tendono a essere più consapevoli dei rischi legati a un’alimentazione non equilibrata, al fumo e alla sedentarietà. La stabilità economica, d’altra parte, permette un accesso più semplice alle cure preventive e ai farmaci necessari. Questo è fondamentale, poiché molte persone a rischio di ictus non ricevono gli screening adeguati o, per mancanza di risorse, non riescono a seguire un percorso di cura appropriato. La prevenzione primaria, come sottolinea Bushnell, si rivela quindi una strategia essenziale per abbassare l’incidenza di ictus nella popolazione.
Urbanistica e alimentazione
Anche l’urbanistica gioca un ruolo significativo. Vivere in zone con pochi spazi verdi o carenti di percorsi pedonali limita le possibilità di fare attività fisica regolare, un fattore chiave per ridurre il rischio di ictus. Le linee guida dell’American Stroke Association raccomandano almeno 150 minuti settimanali di attività aerobica moderata per mantenere una buona salute cardiovascolare e cerebrale. Tuttavia, se il contesto urbano non facilita tali pratiche, è necessaria una rete di supporto sociale e strutture che incoraggino uno stile di vita più sano.
L’alimentazione è un altro aspetto che richiede attenzione, specialmente per chi vive in aree con scarsa accessibilità ad alimenti freschi e nutrienti. Studi recenti evidenziano i benefici della dieta mediterranea, arricchita con olio extravergine d’oliva e noci, nella riduzione del rischio di ictus. Garantire l’accesso a una dieta sana è quindi parte integrante di una strategia di prevenzione efficace.
L’importanza delle differenze di genere nella prevenzione
Le nuove linee guida includono raccomandazioni specifiche per le donne, il cui rischio di ictus può essere influenzato da condizioni come l’ipertensione in gravidanza o l’uso di contraccettivi orali. Gli esperti consigliano di monitorare attentamente tali fattori, soprattutto durante e dopo la gravidanza, per evitare il rischio di emorragia intracerebrale materna. Anche la menopausa precoce e altre condizioni ginecologiche possono contribuire al rischio, evidenziando la necessità di strategie preventive personalizzate.
Riconoscere i segnali di allarme
La consapevolezza dei sintomi dell’ictus è fondamentale per intervenire tempestivamente e ridurre i danni. I segnali più comuni includono debolezza o intorpidimento su un lato del corpo, difficoltà nel parlare o comprendere, problemi visivi, mal di testa improvviso e confusione. In caso di sospetto ictus, è essenziale contattare immediatamente i soccorsi: un trattamento rapido può fare la differenza tra la vita e la disabilità.
Verso una prevenzione globale
Promuovere un ambiente che incoraggi uno stile di vita sano e favorisca l’accesso a risorse educative e sanitarie è un passo cruciale per ridurre l’incidenza dell’ictus. La prevenzione di questa patologia deve essere affrontata in modo integrato, tenendo conto dei vari determinanti della salute: una sfida che coinvolge non solo il sistema sanitario ma l’intera comunità, dall’urbanistica alle politiche sociali, con l’obiettivo di migliorare il benessere complessivo della popolazione.