Alimentazione
Mangia tanto yogurt e riduci il grasso: lo studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutritionutomatica
Un recente studio ha messo in evidenza come il consumo di yogurt sia inversamente associato alla comparsa di malattie a carico del fegato
Ne soffre un quarto della popolazione mondiale, ma spesso ne è inconsapevole perché la steatosi epatica non alcolica (NAFLD)* non dà sintomi evidenti e si sviluppa tutto all’interno del nostro corpo, dove provoca un accumulo di grasso nel fegato. Ma è una condizione subdola perché agisce come un silenzioso killer, aumentando il rischio di cardiovasculopatie e di tumore del fegato. Eppure un mezzo concreto per ridurre il rischio di sviluppare la NAFLD c’è: è il consumo abituale di yogurt, come afferma Assolatte citando quant’è emerso da una ricerca appena pubblicata sull’”European Journal of Clinical Nutrition”.
Uno studio innovativo
Lo studio è molto innovativo, spiega Assolatte, sia perché è il primo a dimostrare le ricadute benefiche del consumo di yogurt sul fegato sia perché è di tipo trasversale, poiché ha incrociato i dati sul consumo di yogurt di 24.389 uomini e donne adulti con quelli relativi allo stile di vita, ai parametri antropometrici e ai principali valori metabolici.
Più yogurt meno steatosi epatica
I risultati sono stati molto chiari, commenta Assolatte: più aumentano i consumi di yogurt (sono stati misurati da meno di uno a più di 4 vasetti a settimana) più si riduce, e in modo dose-dipendente, la frequenza della NAFLD. Un bel risultato che rimane identico sia se si scelgono yogurt interi sia se si consumano quelli parzialmente scremati.
Merito dei batteri lattici
Secondo i ricercatori, l‘effetto preventivo dello yogurt sulla NAFLD si deve alla ricchezza in batteri lattici e calcio. Infatti i batteri svolgono un’attività antinfiammatoria, antiossidante e immunomodulante mentre il calcio contribuisce a stimolare l’ossidazione del grasso in ogni parte del corpo, fegato compreso. A quest’effetto diretto del calcio sul rischio di NAFLD, spiega Assolatte, si aggiunge quello associativo, determinato dall’abbinata tra calcio e vitamina D, che, secondo alcuni studi, lavorano in sinergia e sono direttamente coinvolti nella prevenzione di questa patologia.
Cos’è la steatosi epatica
La steatosi epatica non alcolica è una definizione “ombrello”, che include due diverse patologie. La prima è la steatosi epatica non alcolica (NAFL), ossia il “fegato grasso” non collegato ad abuso di alcol: accomuna il 25% degli italiani (con punte del 50% negli obesi) e che avanza velocemente, tanto che si stima arriverà a quota 30% entro una decina di anni. Meno diffusa è la seconda patologia, la steatoepatite non alcolica (NASH), che oggi è stimata intorno al 4,4% e che si presume supererà il 6% nel 2030.